Perché non esiste una vera alternativa a Google Analytics?
Dal 9 giugno 2022, a seguito del provvedimento del Garante della privacy riferito all’illegittimità di una specifica configurazione di Google Analytics Universal (GA3), il Web è stato travolto da una serie di fake news, speculazioni e allarmismi: “Google Analytics Illegale!”.
Ho avuto l’occasione personalmente di confrontarmi sul tema con uno dei massimi attivisti che si battono per questa tutela. La domanda che mi è stata posta racchiude i dubbi che circolano tra siti Web e Social Network:
[…] mi spieghi perché dovremmo inviare dati anonimi a Google anziché usare un software opensource che costa meno, è più sicuro e fornisce statistiche migliori.
Parlo da chi la tutela della privacy degli utenti è un principio che sta particolarmente a cuore, ci sono tuttavia almeno 3 bias nella frase citata che richiedono di essere trattati in modo più approfondito.
Il primo BIAS: Il focus
(mirato e allo stesso tempo generalizzato, su Google Analytics)
La questione evidenziata dal Garante è riferita specificatamente alla versione 3 di Google Analytics, già in dismissione in favore della versione 4, che diversamente presenta nuove funzionalità in favore della tutela della privacy. Infatti, la questione non è riferita a GA3 in quanto tale, bensì alla modalità con la quale tale versione trasferisce alcuni dati personali degli utenti al di fuori dell’Europa, in particolare l’indirizzo IP.
Quindi il problema non è Google Analytics, ma Google Analytics 3.
Il secondo BIAS: il vero problema qual è?
Il problema non è neanche Google Analytics 3, o meglio, non solo. Dal momento che la questione ruota intorno al trasferimento dei dati degli utenti al di fuori dell’UE, nel caso specifico negli USA, il problema coinvolge la quasi totalità dei servizi internet più utilizzati in ambito di Digital Marketing. Tra questi possiamo annoverare Facebook Ads, Google Ads, Youtube Ads così come sistemi Microsoft, Amazon, Cloudflare, alcuni CRM, CDN e strumenti di e-mail marketing.
Per cui se parlare di “Google Analytics Illegale!” ha seminato il panico, ampliando le vedute alle piattaforme appena menzionate lo scenario diventa catastrofico. La soluzione al problema pertanto non è quella di togliere Google Analytics o utilizzare pseudo-alternative.
Il terzo BIAS: l’alternativa
Il terzo bias è proprio la ricerca di un’alternativa. Termini come “software opensource” o “server in locale” possono dare l’impressione di qualcosa di più pratico e sicuro, tuttavia portano con sé diverse problematiche:
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- Costi di migrazione del tracciamento. Il risultato inoltre potrebbe non essere comparabile con il passato dato che le piattaforme gestiscono i dati secondo le proprie logiche;
- Costi di acquisto e gestione di un server, nonché della nuova piattaforma e degli eventuali plugin. Per il primo servono competenze specifiche e risorse (umane, di tempo e di denaro), per il resto eventuali canoni mensili e di licenza dei moduli aggiuntivi;
- Aumento della responsabilità legale. Mettere in sicurezza un server da attacchi esterni e perdita o compromissione dei dati è un’attività onerosa in termini di tempo, competenze e costi nonché espone ad alti rischi;
Non per niente, ad oggi circa l’86% di tutti i siti che utilizzano un metodo di tracciamento si avvale di Google Analytics.
Ma non ho ancora parlato del più grande dei problemi della ricerca di un’alternativa al metodo di tracciamento del colosso della Mountain View. Mi riferisco al fatto che non esistono oggi, e non esisteranno nel medio termine, soluzioni che offrono, al di là del mero tracciamento, l’integrazione con i principali strumenti di marketing digitale per rendere più mirate e profittevoli le campagne pubblicitarie, come Google Ads, YouTube, ecc…
Su questo aspetto non esiste ad oggi un altro strumento all’altezza di quello di Google. E se da un lato rinunciare a tutto questo ecosistema si traduce nella perdita di centinaia di posti di lavoro di addetti ai lavori nel mondo del marketing online, nonché il rischio di chiusura di piccole e medie imprese che basano la propria presenza online sull’advertising, dall’altro ci ritroveremo pieni di pubblicità spazzatura.
Basta pensare a quanto sono fastidiose le pubblicità generiche che incontriamo durante la navigazione dei siti Web e a quanto talvolta ci sono tornate utili per trovare un prodotto o un servizio migliore di quello che conoscevamo o cercavamo. Senza la possibilità di ottimizzare le campagne di marketing sulla base dei veri interessi dell’utente, il rischio è quello di essere sommersi di pubblicità non profilata, ad alta probabilità di disinteresse e perdita di opportunità per il consumatore.
La soluzione?
Sicuramente non è quella di smettere di tracciare, la stragrande maggioranza di aziende non può proprio permetterselo.
Con buona probabilità e auspicio nella celerità delle tempistiche, la questione si risolverà su tavoli burocratici con un accordo tra Europa e USA. Nel frattempo, una soluzione che permette di continuare a tracciare in modo conforme alla normativa esiste e in Fortop l’abbiamo già rodata. Si chiama Google Analytics 4 gestito Server Side con l’attivazione del Consent Mode e qualche accortezza in più.
D’altronde…
“Senza dati sei solo un’altra persona con un’opinione”
– W. Edward Deming